Il libro

“La fame nel mondo non è naturale né ovvia, viene usata come arma di guerra”. Papa Francesco è diretto quando parla di uno dei temi fondamentali della vita del pianeta.

Con questo libro, partendo dagli ultimi dati ufficiali della FAO, ho cercato di dare volti e storie a numeri che fanno paura, ma che non possiamo più evitare: 821 milioni di esseri umani oggi patiscono la fame. Papa Francesco mi ha gratificato di una lunga conversazione privata con la quale abbiamo cercato di stimolare il lettore penetrando acutamente nei più sottili anfratti della riflessione sulla malnutrizione, sulla insicurezza alimentare, sulle migrazioni e sui suoi paradossi. Il Pontefice ci è riuscito, io non so.

Tra le altre cose mi ha detto: «Vede, il pericolo è che a poco a poco diventiamo immuni alle tragedie degli altri e le consideriamo come qualcosa di naturale: sono così tante le immagini che ci raggiungono, che noi vediamo il dolore ma non lo tocchiamo, sentiamo il pianto ma non lo consoliamo, vediamo la sete ma non la saziamo. E, mentre cambiano le notizie, il dolore e la fame e la sete non cambiano, rimangono».

A sostegno delle numerose e profonde osservazioni di Papa Francesco, ho voluto far seguire il racconto dalle riflessioni di David Beasley, il direttore esecutivo del WFP (il Programma alimentare mondiale, l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di assistenza alimentare e la più grande organizzazione umanitaria del mondo: assiste una media di 100 milioni di persone in 78 paesi del pianeta). Poi ancora ho approfondito le tematiche con due economisti della FAO, un medico della OMS, che ogni anno studiano ed elaborano dati e pubblicazioni sul tema della fame.

Insomma ho cercato di portare i lettori dentro il problema con passione e attenzione ai dati di numerose realtà, raccolti fra i testimoni più importanti delle Istituzioni mondiali, i volontari e gli abitanti delle zone più a rischio del pianeta. La questione della fame, infatti non riguarda solo la descrizione delle sofferenze, ma anche la volontà di riscatto sociale ed economico. Spero di aver saputo catturare il lettore con la forza dei dati e della narrazione, magari obbligandolo a pensare a quello che vogliamo essere e che vogliamo che il mondo intorno a noi sia in futuro.